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VIII Lezione Magistrale – Wolfram Hogrebe – Trascendenza espressiva

Wolfram Hogrebe

VIII Lezione Magistrale CiEG
Wolfram Hogrebe
Trascendenza espressiva
Strategie visive del moderno

14 dicembre 2011
Goethe Institut
Via Savoia 15, Roma

 

Wolfram Hogrebe insegna Filosofia teoretica all’Università di Bonn ed è una delle voci più significative della filosofia tedesca contemporanea. Oltre trent’anni fa, già il suo primo libro – tradotto in italiano con il titolo di Per una semantica trascendentale – destò un notevole interesse, perché metteva in dubbio le allora dominanti pretese scientiste e imperialiste della semiotica, mostrandone l’intreccio con la filosofia. La semiotica non era dunque senz’altro un sapere, ma rimandava a una riflessione non garantita, rischiosa e intrecciata con il non-sapere. Proprio il non-sapere, nel suo intreccio con la conoscenza e l’arte, è stato uno dei principali fili conduttori nei decenni successivi del pensiero di Hogrebe, il quale ha indagato – senza nessun cedimento ‘irrazionalistico’ – il ruolo del ‘presentimento’ nella ricerca scientifica, la razionalità informale e intrisa di emozioni che l’anticipa e la condiziona, e tutti gli effetti di Eco del non sapere (come si intitola un suo libro recente) nella nostra esperienza conoscitiva e artistica.

Per la lezione magistrale della CiEG, Hogrebe – oltre a definire la sua posizione rispetto alla concezione dell’estetica come ‘filosofia del senso dell’esperienza’ offerta da Garroni – propone una linea di lettura dello sviluppo dell’arte moderna e contemporanea – da Malevič ai nostri giorni – a cui dà l’etichetta di ‘beuysianismo’: l’arte di Beuys, infatti, presenterebbe nel modo più evidente alcuni tratti che identificano le ‘strategie visive’ dell’arte moderna e non più moderna, imparentate con il suo ‘sciamanismo’ e ‘nomadismo’. Hogrebe non è però tanto interessato alla particolare parabola di Beuys, quanto
al persistere, in Beuys e nell’arte contemporanea, di una ‘trascendenza espressiva’ – un riferimento a un’eccedenza indeterminata e ‘non-saputa’ – anche nel diffuso ritorno della mimesi nell’arte attuale.

 

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