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Emilio Garroni

Infine: è la stessa differenza che passa tra un vivere ottuso,
abbandonato esclusivamente al risaputo e ai piccoli affari
quotidiani e un vivere attento, pensante e comprendente, che
non coincide affatto con una differenza di classe, neppure tra
intellettuali e non-intellettuali, e ancora meno tra poveri e ricchi.
A questo punto però mi domando, con l’intenzione di
concludere, se non amaramente, almeno interrogativamente:
ma, arte o non arte, la cultura dominante attuale, dominata
da ricchi ottusi, ovvi e interessati, non certo dediti ad affari
piccoli e quotidiani, consente ancora di sperare in un’alternativa
decente? Purtroppo non si può essere ottimisti, anche
se certi figuri dovessero abbandonare la scena, come è augurabile.
Ormai si è istituzionalizzato il banale ed espulso ciò
che più conta, non tanto l’arte, di cui ci importa fino a un certo
punto e solo a certe condizioni, ma soprattutto il comportamento
civile, le irrinunciabili esigenze etiche, l’interesse alla
comprensione delle cose, insomma: la ‘mente’ dei cittadini,
di cui invece ci importa molto in primissima istanza.